28

AREA ARCHEOLOGICA E BASILICA PATRIARCALE DI AQUILEIA

icona patrimonio sito UNESCO
PATRIMONIO CULTURALE
DOSSIER UNESCO: 825
CITTÀ DI ASSEGNAZIONE: KYOTO, GIAPPONE
ANNO DI ASSEGNAZIONE: 1998
MOTIVAZIONE: La maggior parte di Aquileia antica giace ancora non scavata sotto i campi e, come tale, costituisce la più grande riserva archeologica nel suo genere. La basilica patriarcale, un edificio straordinario con un eccezionale pavimento a mosaico, giocò un ruolo chiave nell’evangelizzazione di una vasta regione dell’Europa centrale.

“A mano a mano che le colonne dei legionari passavano
attraverso la città si vedevano le insegne […]. Strinsi
forte la mano di mio padre, la mano ruvida di un
veterano della tredicesima legione gemina.”

Aquileia defensoris urbis, Valerio Massimo Manfredi

Aquileia nasce da un concepimento programmato nel 181 a.C., con l’impianto di 3500 coloni e delle loro famiglie. Inospitale, con case ed edifici pubblici in legno immersi in una terra che è più che altro acqua a sbarrare la strada ai barbari attratti dall’oro di Roma, diventa centro di coordinamento militare frequentato da generali e imperatori. È anche il porto più settentrionale del Mediterraneo: dall’Oriente importa olio, vino, merci preziose e vetro.

Dalla cortina di sbarramento filtrano preziose gocce di ambra dorata, che si lavorano in città e ripartono verso altri mercati, decuplicate nel loro valore. Aquileia cresce: con investimenti privati si costruiscono sontuosi edifici pubblici e le case in legno si trasformano in palazzi ricoperti di mosaici. Nel II d.C. entra nella top ten delle città dell’impero.

Sopravvive a epidemie e assedi, e dopo l’editto di Costantino diventa madre di tutte le diocesi dell’Adriatico: il vescovo Teodosio e le élite locali finanziano un grandioso centro di culto, decorato da un pavimento musivo di 700 mq che racconta storie dell’Antico Testamento. Viene quasi uccisa da Attila il 18 luglio del 452 e diventa l’emblema di un impero agonizzante, destinato alla fine 20 anni più tardi. Sopravvivono le autorità ecclesiastiche, che sulle macerie della basilica ricostruiscono un patriarcato che vivrà ancora mille anni.

Ma intanto i fulcri del potere si sono spostati – i longobardi a ovest, i bizantini a Ravenna – il suo porto si interra e Aquileia si spegne lentamente.

DA NON PERDERE

“Ho riveduto i pavimenti a mosaico, i più belli del mondo, quello superiore e completo con la pesca miracolosa e tutte le specie dei pesci delle acque adriatiche, quello inferiore e sotterraneo, con gli arieti simbolici che portano il pastorale, l’aragosta, la lotta tra il gallo-luce e la tartaruga-tenebre. Il museo degli scavi, oggi benissimo tenuto, coi quarzi incisi che risplendono contro luce, la superba raccolta di vetri dell’antichità che riflettono il sole. E la passeggiata archeologica, in mezzo ai campi coltivati, su perpetuo sfondo di nuvole. Questo grande centro archeologico si va estendendo ed arricchendo.”

Nel suo Viaggio in Italia intrapreso negli anni ’50, Guido Piovene visita anche Aquileia, allora come oggi museo a cielo aperto.
Google Maps
Partite dal
1
porto fluviale: in epoca romana la città era percorsa nella parte orientale da un fiume imponente, il cui corso fu deviato nel IV secolo. La zona del porto ai tempi era il fulcro dei commerci e delle comunicazioni della città. La vecchia struttura è parzialmente riconoscibile e risale al II secolo a.C.; il molo e la sua banchina sono oggi in mezzo al verde, e il fiume che anticamente era largo fino a 50 m oggi non è che un ruscello, ma il risultato è molto gradevole. Spostatevi al
2
Mausoleo di Candia: quella che vedete è una ricostruzione del 1956, ma la tomba monumentale è davvero suggestiva. Composta da una struttura centrale che conteneva le urne, fu progettata per un importante magistrato di epoca augustea ed è sorvegliata da due leoni in pietra. Poco più avanti, sempre su Via Giulia Augusta, vedrete anche il decumano massimo, la strada che tagliava la città da est a ovest e della quale oggi restano parti di pavimentazione. La prossima tappa è il
3
sepolcreto: i cinque recinti funerari, disposti lungo una strada secondaria in uscita dalla città, sono di grande rilevanza storica e artistica, e di sicuro fascino. Si arriva così al cuore del patrimonio aquileiese: il
4
Museo Archeologico Nazionale Aquileia, che restituisce l’immagine del glorioso passato di Aquileia. Tra i pezzi esposti, oltre alle immancabili sculture, si trovano monete, gemme incise, oggetti in vetro e ambra. Nel cortile ha sede il lapidario, con epigrafi, stele e parecchi frammenti di pavimenti musivi, alcuni davvero impressionanti. C’è anche una sezione navale, con resti di un’imbarcazione romana rinvenuta vicino a Monfalcone. Infine c’è la
5
Basilica, con il grande pavimento a mosaico, la Cripta degli Affreschi, la Cripta degli Scavi e il battistero, che evoca atmosfere orientali.

«Di nuovo la cripta della basilica si spalancò
davanti a Massimo […]. Elena gli strinse la
mano. “È pazzesca!” Tremava nell’abitino di
cotone bianco che le sfiorava le caviglie […].
“Hai freddo?” “Non è per il freddo” […]. Era
amore, quello, per il passato, per le genti che
lì avevano cantato il loro dio, per ogni singola
tessera che mani operose avevano posto l’una
accanto all’altra […]. Massimo la incoraggiò ad
avanzare “È tutta tua.”»

La figlia della cenere, Ilaria Tuti

La prima basilica aquileiese, ‘teodoriana’ perché voluta dal vescovo Teodoro, fu costruita poco dopo l’editto di Milano (313 d.C.), che concedeva la libertà di culto ai cristiani. L’edificio progettato da Teodoro non si può nemmeno chiamare ‘chiesa’, perché in quei primi secoli di clandestinità i cristiani non avevano elaborato un’architettura identitaria, che poi mutueranno dalle basiliche romane. La basilica teodoriana fu ampliata nella metà del IV secolo: questa volta sorsero due chiese parallele.

Il mosaico pavimentale fu coperto e non subì troppi danni, quando la basilica fu divorata dagli incendi appiccati dall’esercito di Attila (452); ancora oggi, la pietra alla base delle colonne risulta sfaldata dal calore. Nonostante il trauma, la Basilica di Aquileia continuò a vivere. Nelle forme odierne fu riconsacrata nel 1031, data alla quale risalgono anche gli affreschi dell’abside e la torre campanaria.

Ascolta i podcast

I siti italiani Patrimonio UNESCO si raccontano attraverso le parole di grandi scrittori che ne hanno celebrato la storia e la bellezza

Ascolta tutti gli episodi

PER I PIÙ GIOVANI

“MI PIACEREBBE MOLTO UN’ARMILLA DI CHICCHI D’AMBRA CHE EMANANO UN LEGGERO PROFUMO QUANDO IL CALORE DEL BRACCIO LI RISCALDA. E DUE SPILLONI D’AVORIO PER TENERE I CAPELLI RACCOLTI [...], E MAGARI UNA STOLA IN BISSO O UNO DI QUEI VASETTI DI VETRO COLORATO PER LE POMATE CHE SI FABBRICANO IN CITTÀ.”
attività per bambini del sito UNESCO nr. 28
In questa risposta che Domitilla (tra i protagonisti di Bambini di Aquileia di Anna Maria Breccia Cipolat) dà al padre, che le ha chiesto quale regalo desideri di ritorno dal loro viaggio ad Aquileia, compare un elenco di oggetti che si producevano nei laboratori di Aquileia nel I secolo d.C. e che sono arrivati fino a noi, conservati nel Museo Archeologico Nazionale Aquileia. Iniziate la vostra visita dal
1
museo: alla biglietteria ritirate lo zaino con la mappa e il diario di esplorazione che, attraverso il gioco, vi aiuteranno a scoprirne le sale. Il museo organizza anche laboratori e visite guidate per ragazzi e ragazze, elencati nella sezione ‘appuntamenti’ del sito (museoarcheologicoaquileia. beniculturali.it). Tra tutti i reperti custoditi nelle belle sale, non perdete il geniale pavimento sporco: avanzi di pesci, foglie di vite, noci, ossi, gusci d’uovo gettati a terra dai commensali di un banchetto e trasformati in mosaico. Poi spostatevi alla
2
Basilica di Aquileia. Visitatela con rispetto, perché è un luogo consacrato, e scopritene la storia: quello che vedete è il quarto edificio basilicale costruito nel corso di circa sette secoli, ma il mosaico che ora occupa la navata centrale fu posato durante la costruzione della prima basilica, subito dopo che l’imperatore Costantino pose fine alle persecuzioni contro i cristiani. Questo mosaico, di 760 mq, è il più antico della cristianità e il più grande dell’Occidente. Camminate lentamente verso l’abside: per primi incontrerete alcuni ritratti dei cittadini privati di Aquileia, benefattori che hanno contribuito alla costruzione della chiesa. Poi compare la famiglia di Costantino. L’imperatore era amico del vescovo fondatore della basilica, che si chiamava Teodosio, e forse anche lui aveva contribuito con una donazione alla costruzione della chiesa. Proseguendo si incontra Gesù rappresentato come un pastore, con una pecora sulle spalle e il flauto in mano; tutt’intorno ci sono pesci, un cervo, una gazzella, uccelli e cicogne. Ecco poi un mare pescoso, con la storia di Giona: il profeta ha le braccia alzate per salvare la nave dalla tempesta, poi si ritrova tra le fauci di un mostro marino; finalmente sputato dal mostro, riposa sotto un pergolato di viticci di zucca. Tutt’intorno, le onde sono popolate di pesci, polpi e anatre: gli stessi animali che allora come oggi vivono nel mare poco distante da Aquileia. Sul sito radiomagica.org, nella sezione ‘mappe parlanti’, cercate la mappa di Aquileia e ascoltate i contenuti multimediali.
sito UNESCO nr. 28 in Italia
CONSIGLI DI LETTURA

Suggerimenti di lettura per conoscere l’appassionante storia della città antica.

  • Viaggio in Italia, Guido Piovene (1957). Piovene ha viaggiato per tre anni nel Bel Paese per scrivere questo reportage unico e super dettagliato, considerato un classico della letteratura di viaggio italiana. Dalle Alpi alla Sicilia, passando anche per Aquileia, lo sguardo dell’autore è un invito alla scoperta delle nostre meraviglie.
  • Aquileia defensoris urbis, Valerio Massimo Manfredi (2020). In un racconto breve, vincitore del premio ‘Regione Friuli-Venezia Giulia – I racconti dei luoghi nel tempo’, Manfredi racconta la parabola della città di Aquileia, dai primi anni della colonia, porta d’accesso all’Oriente, fino al 452 a.C., quando fu distrutta per mano di Attila, negli anni cruciali della caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Il racconto è ambientato nel 168 a.C., in occasione dell’ingresso in città degli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero: i romani, dominatori del mondo, si trovano a combattere un nemico tanto imbattibile quanto invisibile: la peste.
  • La figlia della cenere, Ilaria Tuti (2021). Romanzo della serie I casi di Teresa Battaglia, diventata fiction RAI con Elena Sofia Ricci, La figlia della cenere si sviluppa su tre piani temporali che interagiscono uno con l’altro: il presente, che inizia quando Teresa fa visita in carcere a un serial killer che chiede di parlare con lei; un passato recente, 27 anni prima, quando ha avuto inizio la vicenda giudiziaria che la profiler deve dipanare; e un passato remoto, il IV secolo d.C., epoca della realizzazione dei mosaici di Aquileia, carichi di simbolismi e rimasti nascosti per millenni sotto un pavimento in marmo.
  • Una ciotola di noci, Sergio Faleschini (2021). Nel villaggio di Poltabia, parte del feudo abbaziale di Moggio e propaggine estrema del Patriarcato di Aquileia, che funge da scenario dei libri di Faleschini, Martino da Fior indaga su tre omicidi, avvenuti nel giro di un breve periodo dell’anno 1337. La vicenda, attraverso il coinvolgimento di frati, mercanti, eretici, commercianti, tavernieri e boscaioli, contribuisce a delineare la società quattrocentesca del Patriarcato di Aquileia.
  • La casa del Graben, Sergio Faleschini (2022). Nel villaggio di Poltabia, la morte violenta di una donna e di un macellaio che segretamente praticava l’usura coinvolge una giovane, accusata anche di stregoneria. A difendere la donna c’è Martino da Fior, accompagnato da una schiera di personaggi: Pietro, Ester e Gemma.
  • Un grappolo d’uva, Sergio Faleschini (2023). Nel marzo del 1338, nel villaggio di Poltabia, una giovane donna e il suo frate confessore vengono accusati dell’omicidio di un uomo. A indagare su questo e altri casi di omicidio avvenuti con lo stesso modus operandi c’è Martino da Fior, aiutato da personaggi collaterali che arricchiscono la storia.

Per ragazzi:

  • Bambini di Aquileia, Anna Maria Breccia Cipolat (1995). È il racconto dell’avventura di tre ragazzi aquileiesi, all’epoca dell’imperatore Ottaviano Augusto.
mockup libro patrimonio sito UNESCO

Scarica il libro digitale e scopri i 60 siti UNESCO italiani attraverso le parole di grandi autori della letteratura italiana e straniera.

  SINGOLO CAPITOLO PDF   LIBRO COMPLETO PDF   LIBRO COMPLETO EPUB