CARSISMO NELLE EVAPORITI E GROTTE DELL’APPENNINO SETTENTRIONALE
PATRIMONIO NATURALE, SERIALE
In orbita su una stazione spaziale in transito sopra l’Europa,
riconoscere il Mar Mediterraneo sarebbe quasi un riflesso istintivo.
Ma catapultati indietro nel tempo di oltre 5 milioni di anni, nel cuore
del periodo Messiniano, il paesaggio al di là del vetro risulterebbe
irriconoscibile: le linee di costa sono svanite in un’immensa e profonda
piana arida che rimpiazza la distesa liquida del Mare Nostrum; con la
chiusura dello stretto di Gibilterra, il Mediterraneo è inesorabilmente
evaporato; nei tratti più depressi, i bacini residui ricevono acqua dai
fiumi che scendono dalla terraferma, ma i tassi di evaporazione sono
così elevati che i sali precipitano, trasformando le piane in bianche
e smisurate saline; e fasi cicliche di prosciugamento e inondazione
provocano la deposizione di decine di metri di sali minerali, tra cui il
gesso. Dopo la riapertura dello Stretto di Gibilterra, il Mediterraneo è
tornato finalmente a essere un mare.
Le spinte tettoniche ne hanno
sollevato il fondo, portando all’emersione della catena appenninica
che vediamo oggi. Nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Ravenna
e Rimini, una congiuntura del tutto peculiare di condizioni climatiche e
geomorfologiche ha consentito la preservazione degli strati geologici
risalenti a quel lontano passato: i celebri gessi emiliano-romagnoli.
Questo sito seriale tutela lo stupefacente paesaggio geologico dei
depositi evaporitici dell’Appennino settentrionale, allo stesso tempo
scenario e testimone di un capitolo fondamentale della saga geologica
del pianeta Terra.
DA NON PERDERE
“Vassi in San Leo e discendesi in Noli, montasi su in Bismantova e ‘n Cacume con esso i piè; ma qui convien ch’om voli.”
Come fece Dante Alighieri, usando queste terre come modello per l’impervia salita al Purgatorio, questo itinerario sprofonda nelle trame del paesaggio e della storia del Montefeltro, sfogliandone la geologia come un gigantesco libro di roccia.
Google Maps
“Una violenta commozione, un nodo alla
gola, prova il viaggiatore quando […] vede
per la prima volta levarsi nel cielo l’immensa
incudine di roccia, dal fianco falcato e dalla
sommità piatta e obliqua, come una portaerei
afferrata e inclinata in mezzo alle montagne
[…]. La commozione di chi guarda è violenta,
il fiato sembra mancare proprio per questo:
perché Bismantova, ghiribizzo geologico, caso
minimo del cosmo ma enorme in rapporto
all’uomo, ricorda oscuramente, visceralmente,
agli spettatori la miseria e la fragilità del
nostro destino, e l’angoscioso mistero della
materia, che non ha fini e che pur esiste,
pur si vede e pur si tocca…”
Circondata da un alone sacrale, alla stregua del grande
masso aborigeno di Ayers Rock, la Pietra di Bismantova
appare come un ciclopico scoglio di biocalcarenite miocenica,
su cui si infrange il mare delle colline reggiane. Alla sua
sommità, che supera i 1000 m, si dispiega una vasta piana
erbosa di circa 1 km di lunghezza, raggiunta da una fitta
rete di sentieri che partono da diverse località ai suoi piedi.
La Pietra è richiamata da Dante, assieme a San Leo, come
termine di paragone per descrivere l’ascesa impervia alla
montagna del Purgatorio.
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“A BRISIGHELLA CI SON TRE CASTELLI, / SONO BELLISSIMI, SONO GIOIELLI, / QUANDO LI VEDI TI SEMBRANO TRE, / MA SE LI CONTI DI PIÙ NON CE N’È... / MA SE LI CONTI DI PIÙ NON CE N’È...!”
CONSIGLI DI LETTURA
Suggerimenti di lettura per esplorare i paesaggi dell’Appennino settentrionale.
- La Divina Commedia, Dante Alighieri (1314-21). Nel grande capolavoro della letteratura, Dante tiene a battesimo non solo la lingua italiana, ma anche un immaginario letterario sulle terre di un paese non ancora nato. La profonda conoscenza del territorio appenninico è un bacino di ‘immagini’ da cui la scrittura ‘totale’ del poeta trae a piene mani.
- Il figlio del cardinale, Ethel Lilian Voynich (1897). Si narra l’epica del Risorgimento, in un romanzo del 1897 che, curiosamente, godette di una sterminata popolarità nel mondo anglosassone e nell’ex blocco sovietico, restando praticamente sconosciuto nel paese dove è ambientato. Al centro, la crisi esistenziale di Arthur Burton, eroe byroniano e appassionato che diventerà il tafano pungolatore del potere, fino a un finale drammatico ambientato tra le mura della rocca di Brisighella.
- Dramma nelle Terrefonde, Harry Turtledove (1993). Questo romanzo ucronico è ambientato in un’Europa dove lo Stretto di Gibilterra non si è mai aperto e dove il Mar Mediterraneo è rimasto l’arida e selvaggia depressione del Miocene, ma trasformata nella riserva chiamata Terrefonde. Le nazioni immaginarie di questo mondo senza mare si trovano in un precario equilibrio geopolitico, mentre una catastrofe incombe sul ranger neanderthaliano Radnal e sulla sua nazione.
- Dove il vento si ferma a mangiare le pere, Mario Ferraguti (2010). È un racconto alla ricerca dei racconti: quelli che il protagonista ritrova risalendo alla fonte, riportando i suoi passi nel paese natale del padre sull’Appennino emiliano. È un romanzo sui racconti ritrovati, le tradizioni orali e le leggende sugli esseri reali e immaginari che danno sostanza all’immaginario e alla cultura popolare degli abitanti delle ‘terre alte’ d’Emilia.
- Viaggio in Emilia Romagna, Mario Soldati (2020). Le sempre accurate e illuminanti visioni sul paese Italia di Mario Soldati scandagliano la diversità paesaggistica e umana del territorio emiliano e romagnolo, dando vita a pagine dove la verità della ‘registrazione’ antropologica si fregia di una poesia vibrante e mai retorica.
Per ragazzi:
- Una terra fantastica, Francesco Rivola, Veronica Chiarini (2021). Un senso di incanto e di leggenda sprigiona dalle bizzarrie geologiche e dai paesaggi della Vena del Gesso Romagnola. Attraverso il doppio binario dei racconti della cultura popolare e delle meraviglie naturalistiche, il libro è una guida per avvicinarsi alla natura e alle leggende di questo territorio magico.
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