CENTRO STORICO DI ROMA, LE PROPRIETÀ EXTRATERRITORIALI DELLA SANTA SEDE NELLA CITTÀ E SAN PAOLO FUORI LE MURA
SITO CULTURALE, TRANSNAZIONALE
In questa frase pronunciata da Andrea Sperelli, protagonista de
Il piacere, si riassume la grandezza di quello che forse è uno dei più
vasti beni UNESCO del mondo, sia per estensione geografica sia per
stratificazione cronologica. Il confine del sito archeologico di Roma
protetto dall’UNESCO coincide con le mura costruite dall’imperatore
Aureliano nel III secolo d.C. All’interno del loro tracciato, è sorto e per più
di mille anni ha prosperato il centro del mondo conosciuto: da quando
una leggendaria lupa è scesa dalle pendici boscose per abbeverarsi alle
rive del Tevere e ha trovato due bambini in una cesta, che la corrente
aveva adagiato sotto un fico, la storia si è depositata strato dopo strato
nei 1200 ettari di terra racchiusi tra le mura aureliane, passando dalla
Roma dei Cesari a quella dei papi. La cinta muraria, costruita in un
momento storico in cui le incursioni dei barbari nella penisola avevano
cominciato a minare la convinzione che nessuno avrebbe osato
violare con le armi il territorio sacro dell’Urbe, il 20 settembre 1870 fu
squarciata da un colpo di cannone, poco distante da Porta Pia, durante
un’operazione militare che annetteva al Regno d’Italia ciò che restava
dello Stato Pontificio, dopo la perdita del Lazio nel 1860.
Il papa si
asserragliò in Vaticano, salvato con le unghie e con i denti all’annessione.
Solo nel 1929, i Patti Lateranensi stabilirono gli equilibri tra i due stati e
la gestione delle proprietà della Santa Sede in territorio italiano.
DA NON PERDERE
“Dal nero all’indietro. Quel buio era l’interno della canna del cannone del Gianicolo. Appena siamo fuori: BUM. Fumo e una gran botta. All’unisono. Gli uccelli si issano in volo di scatto contro il cielo di un azzurro irripetibile. È mezzogiorno, e Roma adesso lo sa.”
Così recitano le prime righe della sceneggiatura de La grande bellezza, il film di Paolo Sorrentino che ha vinto l’Oscar nel 2013, di cui consigliamo di seguire le scene leggendone contemporaneamente la sceneggiatura, pubblicata insieme a molti altri contributi nel 2023, a 10 anni dall’uscita della pellicola. La Roma attraversata da Jep Gambardella è meravigliosa come un fiore appassito, ormai attaccato dai parassiti, in uno scenario animato da personaggi onirici e confusi, annoiati, grotteschi.
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“Correva voce che l’intesa fosse finalmente
prossima, che il re si mostrasse disposto a
riconoscere al papa la proprietà sovrana
della Città Leonina e d’una angusta lingua di
terreno che andava sino al mare. Stando così
le cose, il matrimonio di Benedetta e di Prada
non diventava come il simbolo dell’unione e
della riconciliazione nazionale? Quella bella
creatura, il puro giglio dell’aristocrazia nera,
non sarebbe l’olocausto concesso, il pegno dato
alla società bianca?”
Per comprendere come si è giunti alla nascita delle proprietà
extraterritoriali della Santa Sede occorre fare un salto
indietro nel tempo, al periodo in cui i papi non erano solo
leader spirituali, ma anche sovrani temporali, capi di stato.
Dal Medioevo fino al 20 settembre 1870, i papi governarono
su un vasto territorio chiamato Stato Pontificio o Stato della
Chiesa, che copriva gran parte dell’Italia centrale, inclusa
Roma, e garantiva l’indipendenza e l’autonomia della Chiesa
di fronte alle altre potenze europee. Con l’emergere dei
movimenti nazionalisti ottocenteschi, l’Italia iniziò a unificarsi
sotto la guida del Regno di Sardegna e della famiglia Savoia.
Il 20 settembre 1870, le truppe italiane guidate dal generale
Raffaele Cadorna aprirono una breccia nelle mura di Roma
a Porta Pia, con l’intenzione di annettere all’Italia anche lo
Stato della Chiesa e la sua capitale, Città del Vaticano. Papa
Pio IX si dichiarò prigioniero, rifiutandosi di riconoscere la
nuova situazione e dando inizio a un lungo periodo di conflitto
latente tra la Chiesa e lo stato italiano. Per quasi 60 anni, la
cosiddetta ‘Questione Romana’ rimase irrisolta e i papi vissero
in una sorta di prigionia volontaria all’interno del Vaticano,
rifiutando qualsiasi compromesso con il governo italiano.
La
svolta avvenne nel 1929, con la firma degli Accordi Lateranensi
tra il Regno d’Italia, rappresentato da Benito Mussolini, e la
Santa Sede, rappresentata dal cardinale Pietro Gasparri. Il
Trattato del Laterano riconosceva Città del Vaticano come uno
stato indipendente e sovrano, garantendo al papa una base
territoriale da cui esercitare la sua autorità spirituale. I territori
dello Stato Pontificio erano stati annessi all’Italia già da anni,
riducendo le proprietà della Santa Sede alla sola Città del
Vaticano, Patrimonio UNESCO dal 1984, che in questo modo
diventava lo stato più piccolo del mondo: 0,5 kmq, occupato
per l’80% dai Giardini Vaticani.
Dal momento che lo spazio
era insufficiente per ospitare gli uffici preposti alla gestione
statale, cioè i dicasteri e la curia romana, si stabilì che alcuni
edifici nella città di Roma e non solo diventassero proprietà
extraterritoriali della Santa Sede.
DA NON PERDERE
“La partenza fu strepitosa. […] Fecero tutto il Centro Storico, da Piazza Venezia a Piazza del Popolo, e poi a Via Veneto, Villa Borghese, e poi di nuovo indietro Piazza Navona, e il Gianicolo, e San Pietro! . […] A voltare gli occhi in alto, si vedevano statue volare con le ali distese fra le cupole e le terrazze, e trascinare i ponti in corsa con le tuniche bianche al vento. E alberi e bandiere giostrare. E personaggi mai visti, sempre di marmo bianco, in forma d’uomo e di donna e d’animale, portare i palazzi, giocare con l’acqua, suonare trombe d’acqua, correre e cavalcare dentro alle fontane e appresso alle colonne…”
Ne La Storia di Elsa Morante, i fratelli Nino e Useppe si lanciano in una corsa sfrenata in motocicletta attraverso tutta la città: è il 1946. L’itinerario proposto tocca alcune delle proprietà extraterritoriali della Santa Sede dalla storia più significativa.
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“Io odio Roma” rispose Donatello. “E per una
giusta causa.”»
Inverosimile, irrisolvibile, irrinunciabile, conflittuale, spaccona,
disincantata, sofferente: di tutte le città d’Italia, Roma è
forse quella più percepita come una creatura vivente, un
superorganismo millenario, irriducibile a schemi logicocasuali.
Di essa hanno parlato tantissimi scrittori, ma di rado
i suoi figli. Prima dell’Ottocento, a restituirci un’immagine di
Roma sono i grand tourists, i viaggiatori europei e americani,
la cui prima reazione nei suoi confronti è sempre la stessa:
all’inizio repulsione, sconcerto, scandalo per una città
provinciale, in rovina, dove, tra strade piene di sporcizia e
greggi di pecore che pascolano nei fori imperiali, i cardinali
giocano a tressette con i cuochi e i signori discutono con i
mulattieri della bontà dei pesciolini serviti alla friggitoria; ma,
dopo qualche giorno, altri sentimenti affiorano in superficie:
la bellezza sbrecciata dei monumenti, gli istanti di meraviglia
nel caos, l’oro rosato che bagna la città al tramonto, le
processioni religiose, l’assenza di rigidità formale suscitano
in questi viaggiatori uno struggente innamoramento, che li
porta a dolorosi addii o dichiarazioni d’amore eterno.
Dopo il
Novecento, sono finalmente gli italiani a parlare di Roma, ma
quasi nessuno di loro è romano, a parte le illustri eccezioni di
Moravia e Morante. Palazzeschi, fiorentino, nel 1953 scrive
Roma, considerato da Montale “il ritratto di un patrizio che
rifiuta tutto quello che è accaduto a Roma dopo il 1870”.
Pratolini, trasferitosi da Firenze, a Roma lavorerà ai suoi primi
esperimenti narrativi: Il tappeto verde e Via de’ magazzini, nel
1941; Le amiche, nel 1943; Cronaca familiare, nel 1947.
Flaiano,
pescarese, nel 1954 scrive il racconto Un marziano a Roma,
diventato poi un film per la TV e una commedia teatrale.
Calvino a Roma ambienta il suo ultimo romanzo, Palomar.
E poi ci sono Gadda, milanese, che scrive uno dei capolavori
del Novecento, capolavoro anche nel titolo: Quer pasticciaccio
brutto de via Merulana; e Pasolini, friulano, che di Roma, divina
e violenta, scrive: “Tu sapessi che cosa è Roma! Tutta vizio e
sole, croste e luce: un popolo invasato dalla gioia di vivere,
dall’esibizionismo e dalla sensualità contagiosa, che riempie le
periferie.
Sono perduto qui in mezzo”.
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I siti italiani Patrimonio UNESCO si raccontano attraverso le parole di grandi scrittori che ne hanno celebrato la storia e la bellezza
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“SIETE MAI STATI A VILLA BORGHESE? NON INTENDO IL PARCO, PURE INCANTEVOLE, CON I PINI ALTISSIMI E GLI ARBUSTI BASSI E FITTI, LE RADURE IMPROVVISE, IL LAGHETTO E LE FONTANE AL CENTRO, IL GALOPPATOIO E IL BELVEDERE DEL PINCIO, E CON TUTTI QUESTI ELEMENTI CHE SI MISCHIANO INSIEME TANTO DA SEMBRARE UNA SPECIE DI PARADISO TERRESTRE CHE NON DEBBA FINIRE MAI. VI STO CHIEDENDO SE SIETE STATI PROPRIO NELLA GALLERIA.“


CONSIGLI DI LETTURA
Suggerimenti di lettura per entrare nel cuore del centro storico di Roma.
- Il fauno di marmo, Nathaniel Hawthorne (1860). Romanzo e diario di viaggio, sulla scia della stagione dei viaggiatori del Grand Tour, che racconta di un delitto passionale commesso da Donatello, un giovane artista dall’aspetto incredibilmente simile al Fauno di Prassitele.
- Roma, Émile Zola (1896). Zola arrivò a Roma nel 1894 e si fermò per diverse settimane. Ne nacque Roma, il secondo romanzo della trilogia Le tre città.
- Roma, Aldo Palazzeschi (1953). Il nobile papalino decaduto Filippo di Santo Stefano e il suo servo Checco, ciociaro e analfabeta, affrontano il momento di transizione che Roma attraversa dal 1942 al 1950 con la serenità di chi resiste finché sarà possibile, in un acuto ritratto sociologico di due mondi, quello della plebe e quello aristocratico, entrambi condannati a sparire.
- Un marziano a Roma, Ennio Flaiano (1954). Il marziano Kunt atterra con la sua astronave a Roma, nei pressi di Villa Borghese. Da questo racconto satirico- fantascientifico, sono stati tratti una commedia (1960) e un film TV (1983).
- Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Carlo Emilio Gadda (1957). Nel marzo del 1927, un palazzo di Via Merulana è sconvolto da due crimini. Il giallo è anche il ritratto di una città che non risponde a schemi logici e di una nazione nell’epoca del ventennio fascista.
- Una vita violenta, Pier Paolo Pasolini (1959). Nel secondo capitolo di questo romanzo, un gruppo di ragazzi sottoproletari percorre Roma in lungo e in largo: borgate, periferia, quartieri residenziali e centro storico.
- La Storia, Elsa Morante (1974). In una sera romana del 1941, Ida viene violentata da un soldato tedesco. Le tragiche vicende della ‘piccola storia’ di Ida e di suo figlio Useppe, nato dalla violenza, si svolgono su un piano parallelo alla ‘Grande Storia’ che travolge le masse dei deboli.
- Palomar, Italo Calvino (1983). Nell’ultima opera di Calvino, la città non ha nome, ma Roma si intravede a ogni riga: “C’è una cosa straordinaria da vedere a Roma in questa fine d’autunno ed è il cielo gremito d’uccelli”. In effetti, il fenomeno degli storni nel cielo romano è unico e impressionante.
- Magica e velenosa. Roma nel racconto degli scrittori stranieri, Valerio Magrelli (2010). “Roma è sporca, ma è Roma; e per chiunque vi abbia vissuto a lungo, quella sporcizia ha un fascino che la lindura di altri posti non ha mai avuto.” Magrelli sceglie una citazione di John Ruskin per la quarta di copertina di questo volumetto, in cui raccoglie le impressioni che la città esercita sui protagonisti del Grand Tour.
- Suburra, Carlo Bonini, Giancarlo De Cataldo (2013). Il libro che ha ispirato la serie Netflix e il film diretto da Stefano Sollima (2015) racconta di una Roma dove operano politici, religiosi e criminalità organizzata.
- La grande bellezza, Paolo Sorrentino (2023). Per celebrare il 10° anniversario dell’uscita nelle sale del film premio Oscar, è stato pubblicato questo libro che contiene la sceneggiatura originale, le foto di scena, i bozzetti della scenografia e una selezione della rassegna stampa: un viaggio dietro le quinte di un film, che è a sua volta un viaggio fisico e psicologico nella città di Roma e nei personaggi che la abitano.
Per ragazzi:
- Minuti contati, Maria Beatrice Masella (2024). Un visitatore ignoto consegna a due giovani stagisti della Galleria Borghese, Stella e Riky, un enigmatico messaggio. È l’inizio di una contorta caccia al tesoro e di una corsa contro il tempo: se i due ragazzi non andranno fino in fondo, alle opere del museo potrebbe capitare qualcosa di terribile.

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