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I PORTICI DI BOLOGNA

icona patrimonio sito UNESCO
PATRIMONIO CULTURALE, SERIALE
DOSSIER UNESCO: 1650
CITTÀ DI ASSEGNAZIONE: FUZHOU, CINA
ANNO DI ASSEGNAZIONE: 2021
MOTIVAZIONE: Il portico pubblico, come modello di una vita sociale attiva in ogni momento e con qualsiasi clima o condizione, è un elemento urbano antico e di interesse globale e trova in Bologna un’eccezionale e completa rappresentazione dal punto di vista cronologico, tipologico e funzionale.

“Sono stato tentatissimo di fermarmi qui in Bologna,
città quietissima, allegrissima, ospitalissima.”

Epistolario, Giacomo Leopardi

All’ombra dei portici riecheggiano le risate degli amici riuniti intorno al tavolino di un bar, come nei film di Pupi Avati; due ragazzi improvvisano una polka chinata, la danza tradizionale bolognese tornata in voga negli ultimi anni, e il profumino dei tortellini in brodo aleggia fra le arcate, a ricordare ai passanti che è ora di pranzo. Non c’è angolo dei portici dove non si respiri quell’anima “ospitalissima” di Bologna che conquistò persino Leopardi: 62 km di colonne, volte e arcate, disseminati fra il centro e i dintorni cittadini, formano un microcosmo dove il confine fra pubblico e privato si dissolve e le porte del mondo familiare si aprono verso l’esterno. Tutto ebbe origine nell’Alto Medioevo, quando per ampliare la superficie delle abitazioni si cominciò a estendere i piani sopraelevati sul lato strada e, per evitare il crollo dei nuovi spazi aggettanti, si eressero colonne di sostegno.

Nel 1288, poi, un bando del Comune stabilì che le case dovessero tutte avere un portico privato a uso pubblico, sufficientemente alto e ampio da consentire il passaggio di un uomo a cavallo. In legno, in pietra e in cemento, i portici sono da sempre il fulcro della vita pubblica, il luogo deputato al passeggio, dove la gente “può andare e venire al riparo dal sole e dalla pioggia e baloccarsi, e fare acquisti e attendere ai fatti suoi”, come scrisse Goethe nel suo Viaggio in Italia. Elemento identitario della città, i Portici di Bologna sono un concentrato di emilianità.

DA NON PERDERE

“Oh quanto eravamo poetici, ma senza pudore e paura / E i vecchi imberiaghi sembravano la letteratura / Oh quanto eravam tutti artistici, ma senza pudore o vergogna / Cullati fra i portici cosce di mamma Bologna.”

Così canta Francesco Guccini in ‘Bologna’. Ecco un itinerario che ci porta a percorrere a passo lento i portici di questa straordinaria città.
Google Maps
Partiamo subito con un monumento da record: il
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loggiato del Palazzo Arcivescovile; tra i più antichi portici in muratura (risale al 1293), è sicuramente quello più alto di Bologna: misura quasi 10 m. Tappa successiva è l’elegante
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portico della Basilica di San Giacomo Maggiore, che sfoggia colonne scanalate in arenaria. Fu edificato a partire dal 1477 per volere di Giovanni II Bentivoglio, che commissionò anche l’Oratorio di Santa Cecilia (1505-6). Per vedere uno degli otto portici in legno rimasti in città, procediamo verso
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Casa Isolani. L’alta struttura, che risale al 1200, è sorretta da travi in legno di quercia. Al portico è legata la leggenda delle tre frecce, conficcate nella copertura lignea, che (si dice) avrebbero dovuto punire una bella adultera. La prossima tappa è il portico più largo di Bologna: il
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quadriportico della Basilica di Santa Maria dei Servi, sorretto da snelle colonne in marmo che donano all’intera struttura un’estrema leggerezza. Iniziato alla fine del Trecento, fu terminato nel XIX secolo. All’interno della chiesa si può ammirare la tavola della Maestà di Santa Maria dei Servi di Cimabue. Proseguiamo verso
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Casa Berò per apprezzare un bell’esempio di ‘beccatelli’, gli archetti pensili che sorreggono lo sporto in mattoni a vista, formando semiportici privi di colonne. Poco distante, ci attende una delle passeggiate più eleganti della città: percorriamo il lungo
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porticato dell’Archiginnasio, altrimenti detto ‘del Pavaglione’, con le sue 30 arcate e il pavimento in marmo, ricco di conchiglie fossili. Fu costruito nel 1563 da Antonio Morandi, della famiglia di architetti noti come Terribilia. Torniamo su Via Barberia per raggiungere la stretta Via de’ Gombruti: al civico 7 si apre il
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portico ligneo più recente, eretto nel XV secolo a dispetto dell’ordinanza comunale che vietava la costruzione di portici in legno già dalla fine del Duecento. Ci avviamo alla conclusione dell’itinerario. Dopo aver cercato il
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portico più stretto della città, che con i suoi 95 cm di larghezza si nasconde in Via Senzanome, raggiungiamo il
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portico più lungo di Bologna e del mondo: si estende per 3,796 km e conduce dall’Arco del Meloncello al Santuario di San Luca, che dall’alto del Colle della Guardia veglia sulla città come la preziosa icona della Beata Vergine custodita al suo interno. È consuetudine, per molti bolognesi, percorrerlo interamente a piedi.

“E ripenso a momenti con un
senso di nostalgia le solenni strade
porticate che paiono scenari
classici […].”

Bologna nel 1888, supplemento straordinario
de Il Secolo, 10 giugno 1888, per il Centenario
dell’Università, Giosuè Carducci

Una deviazione di una decina di minuti a piedi dal quadriportico della Basilica di Santa Maria dei Servi porta all’abitazione del primo Nobel italiano per la letteratura, che all’Università di Bologna tenne lezioni dal 1860 al 1904: Giosuè Carducci. Particolarità: l’orologio in sala da pranzo è fermo all’ora della morte del poeta, il Nobel è ben in vista, i 40.000 testi furono ordinati con cura dal poeta stesso, un frammento della tunica di Petrarca è incorniciato nello studio e c’è persino la poltrona sulla quale si adagiò Garibaldi ferito in Aspromonte.

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PER I PIÙ GIOVANI

“[...] NEL CENTRO DI BOLOGNA / NON SI PERDE NEANCHE UN BAMBINO [...].”
attività per bambini del sito UNESCO nr. 58
Così cantava Lucio Dalla in ‘Disperato erotico stomp’. E si potrebbe dire, scherzando, che nel centro di Bologna non si ‘trova’ neanche un bambino, perché i portici sono da secoli il luogo prediletto da generazioni di bolognesi per giocare a nascondino. Bologna è una città a misura di bambino, con il grande centro storico pedonale, la possibilità di arrivare ovunque in bicicletta e i tanti eventi e musei pensati per i giovani. Si parte dal
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Museo Geologico Paleontologico Giovanni Capellini, che ha più di 160 anni di storia, una collezione di quasi un milione di pezzi conservati nei mobili originali dell’Ottocento, scheletri di elefanti e balene preistorici e un modello di diplodoco, un dinosauro erbivoro del Giurassico, arrivato qui dall’America nel 1909. La carrellata di luoghi bolognesi imperdibili per i ragazzi di ogni età prosegue con la
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Biblioteca SalaBorsa Ragazzi, che organizza tantissimi eventi: dagli incontri tra genitori di neonati, ostetriche e bibliotecarie ai laboratori per bambini e ragazzi, fino agli appuntamenti con adolescenti e giovani adulti, dove vengono organizzati gruppi di lettura, laboratori, stage, eventi, mostre e concorsi. La biblioteca mette anche a disposizione spazi dove si può chiacchierare, ascoltare musica, giocare e guardare film. Altra tappa imperdibile della città under 18 è il
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Teatro Testoni, il teatro stabile bolognese con una programmazione destinata a bambini e ragazzi: 200 spettacoli all’anno, destinati alle scuole durante la settimana e alle famiglie nei weekend. Anche Bologna avrà presto il suo
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MUBA, il Museo dei Bambini e delle Bambine, che si dividerà tra un parco e uno spazio interno in cui saranno organizzati attività e laboratori. Alle porte di Bologna ci sono tre musei davvero singolari: al
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Museo Ducati si ripercorrono gli oltre 90 anni di storia dell’azienda, da quando all’inizio produceva apparecchi radiofonici, passando per i primi motori da applicare alle biciclette, fino alla produzione attuale. Nella galleria sono esposte 18 moto stradali e 23 da corsa, dal 1946 a oggi, accanto a trofei, tute originali dei piloti e pannelli illustrativi. La Borgo Panigale Experience comprende anche la visita alla fabbrica. A Sant’Agata Bolognese sorge la roccaforte della
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Lamborghini. La visita alla fabbrica si snoda tra le linee di produzione della Aventador e della Huracàn, sintesi perfette di design e tecnologia. Oltre ad ammirare la dedizione con cui gli operai costruiscono pezzo per pezzo questi due gioielli e a farvi istruire su ogni fase della lavorazione, vedrete gli enormi motori, gli accessori personalizzati e il reparto pelletteria. Circa 15 km a nord- ovest di Bologna, il
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Gelato Museum Carpigiani racconta la storia del gelato artigianale e della sua produzione, con tanto di degustazioni, lezioni dimostrative, laboratori per famiglie e masterclass per diventare veri maestri gelatieri.
sito UNESCO nr. 58 in Italia
CONSIGLI DI LETTURA

Suggerimenti di lettura per entrare nel cuore della vita cittadina tra i portici.

  • Ottocento bolognese. Nuovi ricordi di Bologna che scompare, Alfredo Testoni (1933). Aneddoti e memorie frutto della penna ironica del ‘poeta di Bologna’, famoso soprattutto per la commedia Il cardinale Lambertini, interpretata sul grande schermo da Gino Cervi.
  • Le straordinarie avventure di Pentothal (1977) e Tutto Zanardi (1981), Andrea Pazienza. Seguendo la matita di Paz, che sedette ai banchi del DAMS, si percorrono le strade, i portici e le vicende di Bologna negli anni ’70 e ’80, in pieno fermento studentesco.
  • Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Enrico Brizzi (1994). Il coinvolgente racconto dell’ingresso nell’età adulta del diciassettenne Alex, che si allontana dal mondo per bene e perbenista del suo liceo sotto i portici, ci offre uno spaccato della Bologna anni ’90.
  • Almost Blue,Carlo Lucarelli (1999). Ci porta sulle tracce di un serial killer in una Bologna noir: “C’è l’ombra sotto i portici e, a volte, quando il sole se ne va del tutto, c’è il buio”.
  • La notte del Pratello, Emidio Clementi (2001). Un’immersione nell’underground della Bologna anni ’90, tra i portici di Via del Pratello, guidati dalla voce della band Massimo Volume.
  • Tango e gli altri: romanzo di una raffica, anzi tre,Loriano Macchiavelli, Francesco Guccini (2007). In questo romanzo scritto a quattro mani, Bologna “con i suoi portici bassi e silenziosi, la sua atmosfera d’antico, la sua penombra” è l’ambientazione di una storia corale, che ripercorre la resistenza partigiana senza nasconderne i lati oscuri.
  • Gli amici del bar Margherita, Pupi Avati (2009). Genuina e goliardica come la Bologna degli anni ’50 in cui vive, la compagnia di amici che si ritrova al bar sotto i portici di Via Saragozza impegna il suo tempo tra scherzi, ironie e le emozioni di un quotidiano che emerge vivido grazie alla scrittura di Pupi Avati.
  • A Bologna le bici erano come i cani, Paolo Nori (2010). I bolognesi non si separavano mai dalle loro biciclette: le portavano sotto braccio anche quando passeggiavano, come fossero cani al guinzaglio. Storie quotidiane raccolte sotto i portici, ai tavoli di un caffè o nel pianerottolo di una casa.

Per ragazzi:

  • La voce del cortile. Di bambini, di ragazzi che crescevano a Bologna, Andrea Bartoli (2023). Questo romanzo delicato, adatto ad adulti e ragazzi, dà voce ad alcuni adolescenti bolognesi che si ritrovano a giocare e a immaginare il loro futuro nel cortile di casa.
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