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LE CITTÀ TARDO BAROCCHE DEL VAL DI NOTO (SICILIA SUD-ORIENTALE)

icona patrimonio sito UNESCO
PATRIMONIO CULTURALE, SERIALE
DOSSIER UNESCO: 1024
CITTÀ DI ASSEGNAZIONE: BUDAPEST, UNGHERIA
ANNO DI ASSEGNAZIONE: 2002
MOTIVAZIONE: Gli otto siti tutelati creano una sorta di gigantesco museo all’aperto che, tra capolavori artistici e architettonici, mostra ai visitatori l’esuberanza del tardo barocco siciliano, all’apice dello splendore. Inoltre, testimoniano l’intraprendenza delle collettività coinvolte, che reagirono a un evento catastrofico riprogettando interi centri, o parte di essi, in modo innovativo.

“[…] per venire a Ibla […] ci vuole una certa qualità
d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli
ciechi, le giravolte inutili […] ma anche si pretende la
passione per le macchinazioni architettoniche, dove
la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il
colpo di scena. Ibla […] indossa il suo barocco col ritegno
d’una dama antica. […] resiste intatta, come risorse
dopo il sisma del 1693 (si vorrebbe cinicamente dirlo
provvidenziale), quando ogni paese del Val di Noto, nel
calcagno estremo dell’isola, vuole nuove e più grandi, se
non grandiose, le cattedrali distrutte.”

La luce e il lutto, Gesualdo Bufalino

Caltagirone, Catania, Militello Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa (Ibla) e Scicli: all’indomani del terribile terremoto del 1693, uno dei più disastrosi della storia siciliana, queste località erano crollate come castelli di sabbia spazzati via dal vento. Tutto restò immobile per un lungo periodo, finché la febbre di ricostruzione travolse l’intera Sicilia orientale. Era l’inizio del Settecento, il gusto barocco imperava nell’isola e i migliori architetti dell’epoca rilessero il paesaggio locale in chiave scenografica: i pendii dell’interno divennero lo sfondo di grandiose scalinate, le curve dei rilievi furono riprodotte nelle facciate delle chiese e dei palazzi nobiliari, una profusione di statue andò a ripopolare il territorio che tante vite umane aveva perso.

Noto rinacque ex novo in un’area diversa, tanto che oggi è una città di straordinaria coerenza urbanistica e architettonica, mentre altri centri, come Catania, inglobarono nell’impianto barocco alcune vestigia dell’antichità.

DA NON PERDERE

“Su per lo scalone reale, tutto di marmo, il ragazzo guardava le pareti decorate di grandi quadri […]con sciami d’angeli in giro, corone, festoni e rami di palme sulla vòlta […] guardava giù nel chiostro contornato da un portico […] pieno di statue, di vasche dove l’acqua cantava, di sedili distribuiti fra le aiuole simmetriche.”

Con lo stesso sguardo incredulo di Consalvo, anche noi ci lasciamo sopraffare dall’esuberanza barocca del Monastero dei Benedettini, descritto nelle righe del romanzo I viceré: siamo a Catania, punto di partenza di questo itinerario in auto (che vi impegnerà almeno tre giorni).
Google Maps
Al candore della pietra del monastero fa da contraltare l’oscurità della pietra lavica: vestendosi di nero e di bianco, il
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centro di Catania porta inciso nel suo DNA il legame con l’Etna, che incombe all’orizzonte incappucciata di neve. Sfiliamo lungo Via dei Crociferi, con la sua profusione di chiese barocche, ci godiamo l’atmosfera vivace di Piazza del Duomo, elegante salotto cittadino con la Cattedrale di Sant’Agata, e dopo le dovute visite saliamo in auto alla volta di
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Caltagirone, per percorrere la scalinata più spettacolare della Sicilia, con i suoi 142 gradini rivestiti da piastrelle in maiolica dipinte a mano. Quando avremo ripreso fiato, e visitato alcune delle chiese barocche di cui la città è ricca (solo in centro se ne trovano quasi 30), raggiungiamo
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Palazzolo Acreide, ricostruita all’ombra dell’antica colonia greca di Akrai. Il sito archeologico sovrasta oggi le grandiose scalinate, i morbidi ghirigori e le colonne tortili dei quattro tesori barocchi della cittadina. Il capolavoro della febbre edilizia post terremoto del 1693 è però
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Noto, perla del barocco e città natale di uno degli architetti che più contribuirono alla riprogettazione del Val di Noto a inizio Settecento: Rosario Gagliardi. Passeggiamo lungo l’elegante Corso Vittorio Emanuele al tramonto, quando le elaborate facciate dei palazzi e delle chiese rilucono di uno splendore unico, godiamo la vista sulla cattedrale dalla terrazza panoramica di Palazzo Ducezio e ancora trasognati dal fascino cinematografico delle sue architetture partiamo verso
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Scicli. Assaporiamo la sua atmosfera rilassata cercando di non farci intimidire dalle creature fantastiche che si protendono verso di noi dalle mensole, dagli archi e dai cornicioni di Palazzo Beneventano, apoteosi di barocco siciliano. A ovest di Scicli ci attende
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Modica, con il centro medievale arroccato sul fianco di una collina. Il maggior richiamo è il magnifico Duomo di San Giorgio, considerato il capolavoro di Rosario Gagliardi, che si erge in tutto il suo splendore in cima a una maestosa scalinata di 250 gradini. Siamo ormai vicini alla nostra ultima tappa:
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Ragusa Ibla. Con il suo labirinto di vicoli che si snodano fra palazzi in pietra grigia e sbucano su belle piazze inondate dal sole, Ibla disorienta il visitatore che troverà un solo punto di riferimento: Piazza Duomo, la magnifica piazza centrale in pendenza.

«[…] gli si era aperta dinanzi la città di Scicli,
con le corone dei santuari sulle teste dei tre
valloni, con le rampe dei tetti e delle gradinate
lungo i fianchi delle alture, e con un gran nero di
folla che brulicava entro un polverone di sole […]
“È la più bella città che abbiamo mai vista. […]
Forse è la più bella di tutte le città del mondo. E la
gente è contenta nelle città che sono belle.”.»

Le città del mondo, Elio Vittorini

Baciata dal sole e luminosa come la sua architettura barocca, Scicli deve ancora riconciliarsi con un lato oscuro del suo passato: la questione Chiafura. Chiafura è il quartiere rupestre della città, che oggi si tenta di tutelare come parco archeologico. Fino alla metà del Novecento, però, le sue case grotte di antichissime origini, scavate probabilmente in epoca bizantina, erano ancora abitate: in questi umidi antri, lontani anni luce dalla bellezza barocca del vicino centro storico, i chiafurari vivevano in estrema miseria.

A partire al dopoguerra, il rione cominciò ad attrarre l’attenzione di politici e giornalisti, fino a diventare centro di un’intensa campagna mediatica che culminò nel maggio 1959, quando un gruppo di intellettuali, composto fra gli altri da Pier Paolo Pasolini, Carlo Levi, Antonietta Macciocchi e Renato Guttuso, visitò le grotte per denunciare le condizioni di degrado dell’area. Così Pasolini descrisse ciò che vide: “Una specie di montagna del purgatorio, con i gironi uno sull’altro, forati dai buchi delle porte delle caverne saracene, dove la gente ha messo un letto, delle immagini sacre o dei cartelloni di film alle pareti di sassi, e lì vive”. Dopo anni di impegno politico, il quartiere fu abbandonato e i chiafurari trovarono casa negli alloggi popolari della città.

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I siti italiani Patrimonio UNESCO si raccontano attraverso le parole di grandi scrittori che ne hanno celebrato la storia e la bellezza

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PER I PIÙ GIOVANI

“IN PRINCIPIO LA SICILIA FU TERRA DI FAVOLE. MIO PADRE L’AVEVA LASCIATA A VENT’ANNI E IN CASA O AGLI AMICI RACCONTAVA LA SICILIA COME UNA SERIE DI FAVOLE.”
attività per bambini del sito UNESCO nr. 36
Prendiamo in prestito lo spunto di Giuseppe Culicchia nel suo libro Sicilia, o cara e anche noi muoviamoci nel Val di Noto, svelandone gli aspetti più fiabeschi ai nostri giovani compagni di viaggio. Partiamo da
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Ragusa, protetta da Quattro Giganti, ossia le enormi statue a guardia del Duomo di San Giorgio. I più grandicelli potranno divertirsi a riconoscere i luoghi della serie Il commissario Montalbano. A
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Modica, città fondata da Ercole in omaggio alla donna che l’aiutò a ritrovare i suoi buoi, cerchiamo la versione sicula della fabbrica di Willy Wonka per assaggiare il ‘mitico’ cioccolato locale, che tradizione vuole sia ancora prodotto secondo un’antica ricetta azteca: l’Antica Dolceria Bonajuto, la cioccolateria più antica della Sicilia, apre infatti le porte del suo laboratorio per tour e degustazioni. Dopo una sosta balneare e mangereccia a
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Punta Secca, con i suoi scorci familiari ai fan di Montalbano, che riconosceranno la casa con terrazza dove il commissario vive, volgiamo verso il punto più meridionale dell’isola:
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Portopalo. Qui siamo più a sud di Tunisi! Nella Spiaggia dei Due Mari, di fronte all’incantata Isola delle Correnti, il mare sembra assumere increspature diverse nel punto in cui lo Ionio ‘incontra’ il Mediterraneo. Nel borgo di pescatori di
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Marzamemi possiamo noleggiare una barca per un’escursione e poi andare alla ricerca del tesoro segreto nascosto nella Grotta di Calafarina, avvolta da un’aura leggendaria: sarebbe frutto di un incantesimo che trasformò un castello delle fiabe in questo antro. Per trovare il tesoro, bisogna cercare tra i flutti del mare il pesce immortale che inghiottì l’anello dai poteri magici. Magico sarà anche l’incontro con i fenicotteri nella
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Riserva Naturale Oasi Faunistica di Vendicari, un piccolo paradiso naturale dove osservare l’avifauna fra un bagno e l’altro nelle acque turchesi. Infine, per un po’ di adrenalina, possiamo spingerci nell’entroterra, sui rilievi dei Monti Iblei, dove si trova il
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Parcallario, un parco avventura immerso nei boschi con percorsi di vari livelli di difficoltà. Da qui possiamo tornare a Ragusa oppure fare rotta in direzione di
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Siracusa, per visitare la Neapolis con il suo ‘orecchio di Dioniso’ (una grotta alta 23 m e profonda 65 m, che deve il nome alla leggenda secondo cui il tiranno Dionisio sfruttava le straordinarie proprietà acustiche della caverna per ascoltare i discorsi dei prigionieri), scorrazzare nella piazza pedonale di Ortigia e chiudere il tour in bellezza con uno spettacolo al Teatro dei Pupi.
sito UNESCO nr. 36 in Italia
CONSIGLI DI LETTURA

Suggerimenti di lettura per vivere da protagonisti le chiese, i palazzi e le città barocche.

  • Storia di una capinera, Giovanni Verga (1871). La ‘capinera’ è la giovane Maria, costretta a una vita monacale per la quale non sente la vocazione. Il romanzo è ambientato fra Catania e Monte Ilice, e nella trasposizione cinematografica a opera di Franco Zeffirelli sono ben riconoscibili alcuni scorci barocchi della città etnea, in particolare Via Crociferi con il suo arco.
  • I vicerè, Federico De Roberto (1894). Romanzo storico e saga familiare, questo classico ambientato all’alba dell’Unità d’Italia ritrae uno spaccato lucido e poco lusinghiero della società siciliana dell’epoca, narrando le vicende della nobile famiglia catanese degli Uzeda. Divertente il racconto sulle origini del Monastero dei Benedettini.
  • Oboe sommerso, Salvatore Quasimodo (1932). “Ma se torno a tue rive / e dolce voce al canto / chiama da strada timorosa / non so se infanzia o amore, / ansia d’altri cieli mi volge, / e mi nascondo nelle perdute cose.” Tra le “perdute cose” cui si riferisce Quasimodo nella poesia Isola, possiamo annoverare anche Modica, sua città d’origine. Al poeta e premio Nobel è stato dedicato un museo nella sua casa natale.
  • Conversazioni in Sicilia (1941) e Le città del mondo (1969), Elio Vittorini. In entrambi i libri, i paesi e le città della Sicilia sono luoghi tanto reali quanto simbolici, mete di un viaggio fisico e metaforico alla scoperta dell’animo umano.
  • L’arte della gioia, Goliarda Sapienza (1965). La vitalità della protagonista Modesta travolge il lettore, conducendolo, tra conventi e palazzi nobiliari, nel cuore di Catania e della Sicilia di inizio Novecento.
  • La luce e il lutto, Gesualdo Bufalino (1990). Raccolta di saggi pubblicati su quotidiani e periodici che include la sezione Visite brevi, una sorta di itinerario di viaggio in Sicilia. L’isola è raccontata con quella conoscenza intima che solo un figlio di questa terra può avere; così, la narrazione dei luoghi è intrisa di immagini materne e ricordi d’infanzia, mentre il tardo barocco siciliano si riveste di ‘carnalità’.
  • La mia casa di Montalbano (2019) e Donnafugata(2020), Costanza DiQuattro. Nel primo libro, l’autrice racconta i suoi ricordi d’infanzia nella casa di villeggiatura che oggi è set televisivo della serie ispirata ai romanzi di Camilleri. Il secondo è un romanzo storico in forma epistolare, che porta il lettore nel cuore dei palazzi barocchi vicino a Ragusa, alla scoperta di un’epoca tumultuosa: è la seconda metà dell’Ottocento e in Sicilia si concepisce l’Unità d’Italia.
  • Lo splendore del niente e altre storie, Maria Attanasio (2020). I racconti, in gran parte ambientati nell’immaginaria Calacte, trasposizione letteraria di Caltagirone, narrano storie di donne siciliane che hanno sfidato le convenzioni e le discriminazioni. Nella premiata opera prima Correva l’anno 1698, Federica, rimasta vedova negli anni seguenti il catastrofico terremoto, si finge uomo per trovare lavoro.

Per ragazzi:

  • Leggende in Sicilia, Riccardo Francaviglia (2023). Storie di amori e tesori segreti, avventure fiabesche e racconti tramandati di generazione in generazione sono raccolti in questo volume destinato ai giovani lettori.
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