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PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO, CON I SITI ARCHEOLOGICI DI PAESTUM E VELIA E LA CERTOSA DI PADULA

icona patrimonio sito UNESCO
PAESAGGIO CULTURALE
DOSSIER UNESCO: 842
CITTÀ DI ASSEGNAZIONE: KYOTO, GIAPPONE
ANNO DI ASSEGNAZIONE: 1998
MOTIVAZIONE: Il Cilento è un paesaggio culturale eccezionale. I gruppi suggestivi di santuari e insediamenti nel suo territorio ritraggono vivacemente l’evoluzione storica dell’area, che fu una via principale non solo per il commercio, ma anche per l’interazione culturale e politica dalla preistoria al Medioevo.

“Prima del tramonto, giunse vicino a un colonnato
innalzato davanti al mare. Alcuni fusti scanalati
giacevano come grossi tronchi d’albero, altri, ancora in
piedi, raddoppiati orizzontalmente dalla loro ombra, si
stagliavano contro il cielo rosso; dietro si indovinava il
mare brumoso e pallido. Miguel legò il cavallo al fusto
di una colonna e cominciò a camminare tra quelle
rovine di cui non sapeva il nome. Ancora stordito
dalla lunga galoppata nella landa, provava quella
sensazione di leggerezza e di languore che si prova
talvolta nei sogni.”

Anna Soror, in Come l’acqua che scorre, Marguerite Yourcenar

Miguel si sente come in un sogno, mentre passeggia tra le rovine di uno dei siti archeologici custoditi nel Cilento: un parco nazionale istituito nel 1991 che dal 1998 è Patrimonio UNESCO. L’ambiente varia dalla vegetazione mediterranea della costa – ginestre, ginepri, lentischi, gigli di mare, erica, mirto, olivo – ai boschi di lecci, aceri, platani, carpini e castagni dell’interno; il parco accoglie meraviglie naturali e monumenti d’eccezione: dalla greca Paestum a Elea/Velia, patria di Parmenide e Zenone, dalla Costiera cilentana alle Grotte di Pertosa Auletta, dalle Gole del Calore al borgo abbandonato di Roscigno Vecchia, dalla Certosa di Padula alla fertile conca del Vallo di Diano; il bene UNESCO ne custodisce altri: la dieta mediterranea, l’arte dei muretti a secco e la pratica tradizionale della cerca e cavatura del tartufo.

DA NON PERDERE

“Salerno, il 5 Maggio 1932. […] Sono i luoghi che Virgilio ha visitati, ed era così attento, sensibile e preciso ch’è difficile non prendere qui in prestito i suoi occhi. […] Se dunque m’assisterà questa volta una buona vista, sarà tutto merito del canto V e VI dell’Eneide.”

A partire dal 1931, Giuseppe Ungaretti, su incarico della Gazzetta del Popolo di Torino, compie un reportage di viaggio nell’Italia meridionale. Nel 1934 è in Cilento, terra di cui si innamora e che celebra nella sua prosa. Gli articoli sono pubblicati nella raccolta Il deserto e dopo.
Google Maps
In viaggio da
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Salerno, Ungaretti passa per la
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Piana del Sele, dove scrive un’annotazione sulle bufale, fornitrici di latte ai caseifici che producono la mozzarella più buona del mondo: “[le bufale] che s’avvoltolano nel sudicio per non sentire le mosche, che vanno in giro con quella crosta, sulla quale cresce anche l’erba, portando le gazze che le prendono per alte zolle. Brave bestie del resto, e produttrici del latte che dà quelle squisite mozzarelle”. A
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Paestum considera come i templi, circondati da paludi infestate dalla malaria, si siano salvati dalle spoliazioni e siano ancora lì, in piedi da millenni: “Circondandoli di febbre, seminando per tante miglia all’ingiro la paura, il tempo ha difeso per noi dalla morte il miracolo della loro forza […]. Uno stormo di cornacchie si mette in fuga dal tempio di Poseidone […]. La metrica del loro canto è quella del tempo. […] Davanti, il timpano e le colonne doriche ci mostrano un travertino come un vetro infiammato: nel cuore della pietra brucia la luce che non consuma, e traspare la sua indifferenza sacra. Ai lati invece c’è il senso tragico del deperire: colonne vuotate dai lunghi anni con i labirinti della carie”. Poi continua il viaggio: “Ed ecco che i monti non son più visti, ma ci premono il fianco mentre usciamo a costeggiare il mare, il silenzio è quasi pauroso, e la solitudine e la grandezza nella quale mi vedo segregato. E che cos’è quell’alta rupe che ci appare lastricata fino in cima da campicelli come da un’elegante geometria?”. È arrivato ad
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Agropoli, con il centro storico arroccato su una rupe e la bellissima Baia di Trentova. “Da una penombra sbuchiamo sul mare. La costiera taglia il monte.” È a
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Punta Licosa, dove secondo il mito il mare depose il corpo di una delle tre sirene uccise dalla resistenza di Ulisse. “Poi i monti si fanno indietro, gli ulivi si fanno di una foglia scura […] e fremendo all’aria, essa mostra un argento pieno di un’ombra più annosa.” È arrivato a
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Elea/Velia: “Elea, questa è Elea, città di fuggiaschi. […] O tu, Senofane rapsodo che qui approdavi dalla Jonia invasa, della tua opera non restano frammenti più vasti delle schegge di terrecotte […] che a piene mani posso raccattare salendo”.

“La Dieta Mediterranea costituisce un insieme
di abilità, conoscenze, pratiche e tradizioni
che spaziano dal paesaggio alla tavola, che
comprendono le coltivazioni, il raccolto,
la pesca, la conservazione, lavorazione, la
preparazione e, in particolare, il consumo
degli alimenti. […]. Tuttavia, […] riguarda
più che i semplici alimenti. Essa promuove
l’interazione sociale, dal momento che i pasti
comuni rappresentano la pietra angolare delle
usanze sociali e degli eventi festivi.”

Autore non disponibile

Con queste motivazioni, la Dieta Mediterranea è diventata Patrimonio UNESCO nel 2010, in seguito ricevendo anche il sostegno della FAO e dell’OMS in quanto strumento per un’agricoltura sostenibile ed elemento irrinunciabile per una dieta alimentare che aiuti a prevenire le malattie cardiocerebrovascolari. Il biologo americano Ancel Keys (curiosità: l’iniziale del suo cognome ha dato il nome alla Razione K, il kit alimentare di sussistenza dell’esercito americano) è stato il primo a teorizzare il legame tra le abitudini alimentari degli abitanti del Cilento e la bassa incidenza di malattie cardiovascolari riscontrabile in questa zona. A lui è dedicato il Museo Vivente della Dieta Mediterranea di Pioppi, borgo cilentano dove Keys visse gran parte della sua vita.

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PER I PIÙ GIOVANI

“PALINURO ERA AL TIMONE DELLA PRIMA NAVE, LE ALTRE SEGUIVANO. NEL CUORE DELL’UMIDA NOTTE I MARINAI RIPOSAVANO NELLA PLACIDA QUIETE, SOTTO I REMI SPARSI SULLE PANCHE. FU ALLORA CHE SONNO SCESE DAGLI ASTRI ETEREI, SI SEDETTE SULL’ALTA POPPA E GLI DISSE: PALINURO, LE ACQUE TRASPORTANO LE NAVI, LE BREZZE SPIRANO TRANQUILLE. RIPOSATI.”
attività per bambini del sito UNESCO nr. 30
Il dolce consiglio che Sonno dà a Palinuro, “Riposati”, nasconde un patto che Venere ha fatto con Nettuno: per condurre in salvo la flotta di Enea, che fuggito da Troia aveva in destino di arrivare in Italia, il dio del mare ha preteso in cambio “una sola vittima per la salvezza di molti” (Eneide, V, 815). Il prescelto è Palinuro, che non vuole cedere alle parole di Sonno e si stringe alla barra del timone, cercando di stare sveglio. Ma Sonno gli agita davanti un ramo stillante rugiada, intrisa di potere soporifero. Palinuro chiude gli occhi, lascia la presa del timone e scivola nel mare scuro. Rimane per tre giorni in balia del vento e approda a
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Capo Palinuro, dove viene catturato e ucciso dagli indigeni, che lo credono un mostro marino. Il suo corpo abbandonato in mare non fu più ritrovato. Così si compì il volere di Nettuno. Il mare, il profumo di timo e liquirizia, i gabbiani che giocano nel vento: il modo migliore per immergersi nella natura di Capo Palinuro è seguendo il Sentiero della Primula. “Per prima cosa incontrerai le sirene, che incantano tutti gli uomini che si avvicinano a loro. Chiunque ascolta la loro voce non tornerà più a casa, perché le sirene lo incantano con la loro voce melodiosa. Sono appostate su un prato e accanto a loro ci sono mucchi di ossa di uomini, in putrefazione. Tu tieniti lontano e tappa con la cera le orecchie dei tuoi compagni. Se vorrai ascoltarle, fatti legare all’albero della nave, e se ordinerai ai tuoi compagni di scioglierti, loro dovranno stringerti ancora più forte” (Odissea, XII, 39-55). “La tua voce come il coro delle sirene di Ulisse m’incatena” canta Franco Battiato in Sentimento nuevo: le tre sirene, Leucosia, Ligea e Partenope, con le loro voci erano in grado di attrarre irresistibilmente i marinai, che portavano le navi a fracassarsi sugli scogli. Solo allora le sirene si mostravano: volto di donna, ali e artigli con i quali squartavano le vittime. Odisseo riuscì a resistere, e loro, umiliate, si gettarono in mare. Delle tre una, Leucosia, naufragò sulle coste cilentane a
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Punta Licosa, un bellissimo tratto di costa con un’isoletta circondata da acque chiarissime; secondo i pescatori del luogo, al mattino presto, quando il mare è calmo e la riva deserta, si può ancora sentire la sua voce ammaliatrice. Non sono citate da Virgilio né da Omero, ma non possono non rientrare in un itinerario per ragazzi le
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Grotte di Pertosa Auletta, un sistema sotterraneo di stalattiti e stalagmiti che si percorre in barca e a piedi: un rifugio strabiliante e freschissimo in estate.
sito UNESCO nr. 30 in Italia
CONSIGLI DI LETTURA

Suggerimenti di lettura per entrare nel cuore del Cilento.

  • La spigolatrice di Sapri, Luigi Mercantini (1858). Poesia ispirata all’impresa tentata da Carlo Pisacane per liberare i detenuti politici della prigione borbonica di Ponza e provocare una rivolta nel Mezzogiorno. Il piano prevedeva una tappa a Sapri, nel Golfo di Policastro, dove aspettare rinforzi prima di marciare su Napoli. Il componimento racconta i fatti dal punto di vista di una contadina che si innamora di Pisacane, si unisce alla rivolta e si trova costretta ad assistere alla disfatta: “Me ne andava al mattino a spigolare / quando ho visto una barca in mezzo al mare / era una barca che andava a vapore, / e alzava una bandiera tricolore”.
  • La Sanfelice, Alexandre Dumas (padre; 1865). Maria Luisa Sanfelice dei duchi di Agropoli e Lauriano è la protagonista del romanzo di Dumas, cronaca di una vicenda tragica di intrighi, amori e spie che si consuma a Napoli.
  • Il vecchio e il mare, Ernest Hemingway (1951). “Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri ed indomiti.” Sembra che Hemingway, nel delineare la figura di Santiago, l’anziano pescatore cubano che lotta per catturare un grande pesce dopo un lungo periodo di sfortuna, si sia ispirato a un pescatore conosciuto ad Agropoli, dove lo scrittore americano trascorse alcuni periodi della sua vita all’inizio degli anni ’50.
  • Viaggio in Italia, Guido Piovene (1957). Piovene ha viaggiato per tre anni nel Bel Paese per scrivere questo reportage unico e super dettagliato, considerato un classico della letteratura di viaggio italiana. Dalle Alpi alla Sicilia, passando anche per il Cilento, lo sguardo dell’autore è un invito alla scoperta delle nostre meraviglie.
  • La lunga strada di sabbia, Pier Paolo Pasolini (1959). A bordo di una Fiat 1100, nell’estate del 1959 Pier Paolo Pasolini percorre sostanzialmente tutta la costa italiana, da La Spezia e Trieste, passando anche dal Cilento.
  • Il deserto e dopo, Giuseppe Ungaretti (1961). Tra febbraio e settembre del 1934, Ungaretti visita le regioni del Sud Italia per conto della Gazzetta del Popolo. Gli elaborati prodotti in questi viaggi, durante i quali tocca anche il Cilento, sono pubblicati da Mondadori nel 1961.
  • Come l’acqua che scorre, Marguerite Yourcenar (1982). Dei tre racconti che compongono il libro, Anna Soror è la storia cinquecentesca di due fratelli, Anna e Miguel, che scoprono stupiti di amarsi di un amore non fraterno. Il racconto è ambientato anche in Cilento.

Per ragazzi:

  • Odissea, Omero. Il canto XII dell’Odissea è quello dedicato alle coste campane, dove Odisseo resiste al canto delle sirene, che per l’offesa si gettano in mare. Suggeriamo l’edizione dell’Odissea della collana ‘Classici liberati’ di Blackie Edizioni, dove il testo è stato rieditato restituendo ai lettori contemporanei un classico senza tempo.
  • Eneide, Publio Virgilio Marone. Il libro VI è interamente dedicato alle avventure di Enea in Campania, dalla morte di Palinuro all’incontro con la Sibilla, fino alla discesa negli inferi passando per il Lago Averno. Suggeriamo l’edizione riscritta da Sabina Colloredo per Einaudi Ragazzi.
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