SACRI MONTI DEL PIEMONTE E DELLA LOMBARDIA
PAESAGGIO CULTURALE, SERIALE
Sono nove i luoghi tutelati da questo sito seriale UNESCO – Crea,
Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta, Ossuccio, Valperga, Varallo e
Varese –, ma complessivamente si contano 15 Sacri Monti nell’Italia
nord-occidentale. Il fenomeno affonda le sue radici nel tardo
Quattrocento, ma prende vigorosamente piede tra il XVI e il XVII
secolo, all’epoca della Controriforma cattolica. Fu il frate francescano
Bernardino Caimi, che aveva trascorso lunghi anni in Terrasanta, a
proporre per primo a Varallo una ‘Nuova Gerusalemme’ per tutti i
pellegrini che non erano in grado di affrontare il viaggio verso i luoghi
di Cristo.
I percorsi devozionali sfruttano l’orografia dei luoghi montani
per rievocare paesaggi e atmosfere di Terrasanta. Nelle cappelle
dedicate ai momenti salienti della vicenda di Cristo, della Vergine e di
alcuni santi, gli episodi sono narrati in maniera il più possibile chiara
ed efficace. I Sacri Monti rappresentano uno dei più riusciti esempi
di opera d’arte totale: architettura, scultura e pittura si fondono in
un unicum integrato nel paesaggio di boschi, specchi d’acqua e dolci
rilievi.
In questi complessi furono sperimentate le più recenti trovate
dell’architettura del tardo Rinascimento e poi del Barocco, messe a
punto da artisti considerati da Giovanni Testori creatori di un “gran
teatro montano”.
DA NON PERDERE
“L’armata di terracotta delle ottocento statue che, di cappella in cappella, raccontano la passione e morte di nostro Signore […] sono le persone […] che vissero tra queste montagne. Ogni tanto, capita che quella folla silenziosa si risvegli. Di notte, quando i pellegrini arrivati con i pullman dormono negli alberghi e non si celebrano funzioni nella basilica.”
Una cinquantina di edifici sullo sperone roccioso che domina la città di Varallo, centinaia di sculture (descritte da Sebastiano Vassalli ne Il gran teatro del Sacro Monte di Varallo)e migliaia di figure affrescate: fanno impressione i numeri del Sacro Monte di Varallo, il più antico e il più importante di questo genere di complessi che costellano l’arco prealpino occidentale.
Google Maps
“Non è certo far romanzo […] immaginar
Gaudenzio […] girar per il borgo; forse verso
sera, deposti gli attrezzi nella Cappella, […]
scendere, poco prima del crepuscolo, lungo
il Sesia, quando le ombre cadono giù dalle
cime dei monti sul fiume e sulla piana, e […]
immaginarsi, immaginare; sentirsi crescere
in cuore l’idea di un teatro, là dove, fin lì, non
erano che cappellette, e proprio con la forza
con cui glielo chiedeva la voce del suo popolo,
mentre qua e là, nei boschi […] si accendevano
le lanterne, e le donne, tenendosi stretti i figli,
attraversavano per l’ultima volta, in quel
giorno, le strade, già vinte dalla paura degli
spiriti che la notte, di lì a poco, avrebbe cacciato
dai monti per tutte le vie burgi Varalli.”
Pochi autori hanno dedicato pagine così intense e appassionate a uno specifico artista. Da quelle che Giovanni Testori scrive nel 1965 su Gaudenzio Ferrari, l’artefice principale del Sacro Monte di Varallo, emerge l’enorme carica di questa nuova forma d’arte che supera la tradizione antica per farsi forma vivente, teatro per l’appunto.
DA NON PERDERE
“Il Sacro Monte [di Varese] è il posto giusto per trascorrere una bella giornata. Per fortuna ci capitammo durante una delle grandi feste dell’anno e non mi azzarderei a dire quante migliaia di pellegrini abbiamo visto salire e scendere. […] Le processioni erano più belle nella parte più alta della salita: c’erano pellegrini, tutti adornati di piume colorate, e preti e stendardi e musica e porpora e oro e bianco e ottone rilucente contro il cielo azzurro senza nuvole.”
Incastonato in uno scenario sensazionale, il complesso del Sacro Monte di Varese, qui descritto da Samuel Butler in Alpi e santuari, fu eretto nel XVII secolo su iniziativa del frate cappuccino Giambattista Aguggiari. Tra gli obiettivi principali, c’era quello di contrastare in questa terra di frontiera la Riforma protestante che aveva attecchito oltralpe. La ‘via sacra’ si dipana tra 14 cappelle splendidamente concepite da Giuseppe Bernascone, ognuna incentrata su un Mistero del Rosario. Come negli altri complessi tutelati dall’UNESCO, gli interni sono popolati da sculture e affreschi che interagiscono tra loro, in un percorso profondamente educativo e mistico. Dionigi Bussola, il Morazzone e Carlo Francesco Nuvolone sono i nomi degli artefici più celebri.
Google Maps
“Varallo […] ha quarantaquattro di queste
cappelle; Varese quindici, Orta diciotto, e
Oropa diciassette. Non è permesso a nessuno di
entrarci se non per lavori di restauro. Quando
si sta facendo uno di questi restauri, come
accade quasi costantemente, è curioso guardare
attraverso un’inferriata in quell’interno sempre
piuttosto scuro e scoprire una figura vivente
o due fra le statue […]. E se la figura vivente
non si muove troppo è facile scambiarla a tutta
prima con una di terracotta. A Orta, anni
fa, guardando una sera dentro una cappella
mentre la luce stava svanendo, fui sorpreso nel
vedere un santo che non avevo mai visto prima
[…]; stava fumando una pipetta e dipingeva il
volto della Vergine Maria. […] Mi ci vollero due
o tre secondi prima di scoprire che l’intruso non
era un santo.”
Il percorso devozionale tra le cappelle del Sacro Monte di
Orta, realizzato su un’altura boscosa vista lago di fronte
all’Isola di San Giulio, è dedicato interamente a san Francesco
d’Assisi. Iniziata verso la fine del Cinquecento, la sua
costruzione si è protratta fino al Sei e al Settecento, motivo
per cui lo stile rinascimentale sfuma in quello barocco e
pure nel rococò. La figura di Francesco come alter ego di
Cristo è illustrata con grande chiarezza dalla nascita alla
canonizzazione, senza tralasciare rinunce, miracoli e momenti
istituzionali dell’ordine.
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I siti italiani Patrimonio UNESCO si raccontano attraverso le parole di grandi scrittori che ne hanno celebrato la storia e la bellezza
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“TU SEI MIA TU CHE SEI NERA MA BELLA, / NERA COME LA INTENSA LAVA ETNEA; /BELLA COME GLI ETNEI CLIVI AL BEL SOLE; / SEI MIA, PERCHÉ SEI NERA E ARCANA E BELLA, / MIA FRA I VELI DEL SOGNO E DELL’IDEA, / MIA NEL BIVIO FRA IL SOGNO E LE PAROLE.”


CONSIGLI DI LETTURA
Suggerimenti di lettura per conoscere la storia dei Sacri Monti.
- Alpi e santuari, Samuel Butler (1881). L’anticonformista poeta inglese pubblica Alps and Sanctuaries of Piedmont and the Canton Ticino nel 1881, dopo aver viaggiato in quelle terre una decina d’anni prima. Durante le sue peregrinazioni scova chiese e cappelle, ma incontra anche gente del posto che descrive in maniera vivace e piacevole.
- Versi, Giovanni Camerana (1907). Nel 1894, il poeta della Scapigliatura visita la valle di Oropa e il suo santuario per la quarta volta; sedotto dall’atmosfera di quiete e spiritualità, dedica al luogo vari sonetti, tra cui uno intitolato all’enigmatica Madonna Nera.
- Il gran teatro montano, Giovanni Testori (1965). Volume che raccoglie i cinque fondamentali saggi di Giovanni Testori su Gaudenzio Ferrari, deus ex machina del Sacro Monte di Varallo. Con descrizioni che restano nella mente, è il miglior passepartout per chi voglia accostarsi a questo luogo mistico.
- Il mistero e il luogo, Santino Langé (2008). Il volume è arricchito delle splendide fotografie di Claudio Argentiero e Umberto Armiraglio, in cui il bianco e nero restituisce tutta la poesia di questi nove luoghi straordinari.
- Il gran teatro del Sacro Monte di Varallo, Giovanni Reale, Elisabetta Sgarbi (2009). Il filosofo e storico Giovanni Reale entra nel vivo della spiritualità del luogo, grazie anche alle fotografie di Andrea Samaritani. Il libro è accompagnato da un film di Elisabetta Sgarbi, in cui il complesso è mostrato sotto una luce completamente nuova.
- Sacri Monti, Guido Gentile (2019). Uno dei saggi più recenti sull’argomento: un’appassionante lettura che, partendo dal prototipo, quello di Varallo, spazia sull’intero corpus dei Sacri Monti, compresi quelli mai costruiti e le strutture a essi affini.

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